L’economia russa nel 2012

In contrasto con la recessione che affligge molte economie dell'Eurozona, la Russia registrerà alla fine di quest'anno una crescita stabile, anche se non sostenuta. Secondo il Fondo Monetario Internazionale l'aumento del PIL dovrebbe attestarsi a +3,7% e, nel 2013, raggiungere il 3,8%.   Il prezzo del petrolio si prevede al di sopra dei cento dollari a barile per questo e per i prossimi anni, ma in calo. In questo quadro, la crisi europea e mondiale dovrebbe trasmettersi attenuata alla Russia. Probabilmente a fine anno l'inflazione sarà sensibilmente più elevata dell'anno passato (sopra il 5%), ma molto inferiore ai livelli degli anni precedenti. Fra inflazione stabile, aumenti salariali, e un credito più accessibile, è cresciuto il potere d'acquisto delle famiglie, che ne hanno approfittato per espandere i consumi. La Banca Centrale Russa potrebbe cercare di invertire la tendenza alla fuoriuscita di ingenti capitali stimolata dalla crisi internazionale, con un rialzo dei tassi d'interesse (adesso fermi all'8%). I tassi d'interesse stanno comunque aumentando di fatto per famiglie e imprese. La riduzione della liquidità bancaria, il rialzo dei tassi interbancari, e un ridotto accesso al mercato internazionale dei capitali, hanno costretto le banche private russe a richiedere interessi più alti già dalla fine del 2011.   Dopo le elezioni presidenziali, il presidente Putin ha nominato primo ministro il suo predecessore Dmitri Medvedev. Medvedev ha costruito un governo nel segno di una evidente continuità. Il primo ministro ha annunciato ad agosto che la Russia non abbandonerà tanto presto il sistema di controllo del cambio basato sul corridoio valutario (compreso fra i 31,65 e i 38,65 rubli per il paniere valutario). Questo per evitare che, come nella primavera 2012, il rublo si rivaluti eccessivamente e eroda i vantaggi degli esportatori (oppure, si svaluti eccessivamente creando problemi all'indebitamento delle grandi aziende). Come l'anno scorso, anche quest'anno si prevede che il bilancio federale russo chiuda con un significativo surplus. Fra gennaio e giugno, l'attivo ha raggiunto i 29 miliardi di euro. Il salario reale è cresciuto nei primi sei mesi del 2012 dell'11,3% rispetto all'analogo periodo del 2011. Crescono anche le pensioni (che beneficiano in maniera evidente della frenata dell'inflazione) e i redditi nel loro complesso. L'indebitamente delle famiglie è cresciuto due volte più velocemente nel semestre che nell'analogo periodo del 2011 e le spese per l'acquisto di immobili sono cresciute del 18% nel primo semestre 2012 rispetto al primo semestre 2011.     I mercati che sono cresciuti di più nel primo semestre 2012 sono quello delle verdure fresche (+43,7%), degli apparecchi fotografici (+20,0%), dei computer (+16,6%), delle automobili (+16,9%), della frutta fresca (+11,0 %). Si potrebbe osservare che il consumatore russo si orienta, secondo le possibilità economiche, verso un modello di tipo nordeuropeo, concentrato su tecnologia e salutismo. In questo contesto prosegue il costante incremento delle importazioni (+3,6% nel primo semestre 2012) a quota 145,457 miliardi di dollari. L'export, pari a 261,378 miliardi di dollari, è cresciuto del 7,3%. La bilancia commerciale rimane comunque positiva per 115,9 miliardi di dollari.   Nel periodo gennaio-luglio 2012 è proseguita la crescita nella produzione di mezzi di trasporto (+21,4%), di minerali non metallici (+8,4%), di carta e cellulosa (+5,6%), di resine e plastiche (+5,3%), di impianti elettrici (+5,2%). In positivo è anche la produzione di macchine e impianti (+3,0%), la lavorazione del legno (2,9%). Un aumento l'hanno registrato la produzione di coke, petrolio e derivati (+2,1%) e quella dei prodotti chimici (1,8%). E' scesa invece la produzione di tessili e abbigliamento (-4,8%) e quella di cuoio, pellami e calzature (-12,7%). Il tentativo di stimolare gli investimenti passa per le privatizzazioni.   Si tratta del 100% delle azioni della SG-rans SpA, del 25,5% della Aviakompanja Sibir SpA, del 20% della Apatit Spa, del 100% della Arkhangel'skij tralovyj flot SpA, del 25,5% della urmanskij morskoj torgovyj port SpA, del 100% della Permskij svinokompleks SpA, del 55% del Vaninskij morskoj torgovyj port SpA, del 25,1% della GK- 5 SpA e del 25,5% della senergostroj SpA. La politica di modernizzazione e stimolo agli investimenti privati si è concretizzata anche in un piano di promozione della digitalizzazione e semplificazione nei servizi locali e nazionali.   La principale realizzazione è stata il portale Gosuslugi che permette di accedere on line a una vasta gamma di servizi ai cittadini e alle imprese. Con 61 milioni di utenti, la Russia è già il primo paese in Europa e, secondo il rapporto WebIndex pubblicato a settembre 2012, l'importanza del web russo ha guadagnato 11 posizioni nel ranking mondiale (adesso è al 31simo posto su 85 paesi, mentre l'Italia è al 23simo). Il governo si propone di raggiungere il 90-95% della popolazione con la banda larga entro il 2020.     Gli investimenti esteri Il rapporto annuale Doing Business 2012, che misura gli adempimenti burocratici necessari ad aprire un'attività, conferma un giudizio piuttosto negativo sulla Russia (120 posto). Nella classifica regionale, le tre città migliori per aprire un'azienda sono Ulyanovsk, Saransk, e Vladikavkaz. Pietroburgo è al 22 posto, trascinata in basso dalla difficoltà di registrare le proprietà, mentre Mosca è ultima, per via delle difficoltà a costruire e degli adempimenti legati all'elettricità. Ciononostante il 3,5% degli investimenti mondiali si sono concentrati in Russia che oggi figura all'ottavo posto fra i paesi più attraenti per gli investimenti diretti esteri. La posizione della Russia nell'indice di competitività del World Economic Forum, peggiora e il paese scivola dal 63 al 66 posto su 142 paesi. Secondo il WEF, i punti critici rimangono le istituzioni, con il problema della corruzione, della protezione della proprietà e della salute. Inoltre, molto negativamente sono giudicate l'efficienza del mercato delle merci e dei capitali (rispettivamente 127 e 128 posto su 142). Anche le banche sono ritenute poco efficienti (129 posto su 142). Il paese rimane invece estremamente attraente per la dimensione del mercato: ha infatti l'ottavo posto, superando l'Italia (9).   Interscambio commerciale Secondo il Servizio federale delle Dogane russo nei primi 6 mesi 2012, il volume del commercio estero è stato pari a 406,8 miliardi di dollari, cioè il 5,9% in più che nei primi 6 mesi del 2011: le esportazioni sono state pari a 261,337 miliardi di dollari (+7,3%) le importazioni sono state pari a 145,4 miliardi di dollari (+3,6%).   Il saldo positivo della bilancia commerciale è di 115,920 miliardi di dollari (nei primi 6 mesi 2011 il saldo era stato pari a 103,3 miliardi di dollari). Per quanto riguarda i rapporti commerciali con tutti i paesi esclusi quelli della Csi, nel primo semestre 2012 l'interscambio è stato pari a 349,7 miliardi di dollari (+7,6%). Con i soli paesi della Unione europea l'interscambio è stato pari a 200,434 miliardi di dollari, il 6,8% in più che nel primo semestre 2011, e ha costituito il 49,3% dell'intero interscambio della Russia. Sempre nei primi 6 mesi 2012, l'esportazione della Russia nell'Unione Europea è stata pari a 139,934 miliardi di dollari (+8,2%) e l'importazione è stata pari a 60,500 miliardi di dollari (+3,9%). In particolare l'interscambio con l'Italia nei primi sei mesi 2012 è stato pari a 21.341,9 milioni di dollari, cioè il 5,2% dell'interscambio totale russo e il +3,4% rispetto ai valori del primo semestre 2011. La maggiore incidenza sulle esportazioni italiane in Russia nel primo semestre 2012 continuano ad averla i prodotti dell'industria manifatturiera con il 98,1%, pari a 4.537,739 milioni di euro. Le esportazioni di macchine e macchinari con 1.311,038 milioni di euro (+8,9% rispetto al primo semestre 2011) hanno una incidenza sul totale dell'export italiano pari al 28,3% e sono la prima voce. I prodotti tessili, abbigliamento, cuoio e accessori con 1.013,926 milioni di euro (+14,4%) rappresentano la seconda voce con il 21,9% percento. Nello specifico i prodotti dell'industria tessile e dell'abbigliamento con 655,070 milioni di euro costituiscono il 14,1% (+13,6%), gli articoli in pelle (escluso l'abbigliamento), con 358,855 milioni di euro, costituiscono il 7,7% del totale export italiano (+15,9%). Vengono poi le esportazioni di metalli e prodotti in metallo, con 303,824 milioni di euro e un'incidenza del 6,5% (+2,3%), quelle di mezzi di trasporto con 300,297 milioni di euro e un'incidenza del 6,9% (rispetto al primo semestre 2011 sono cresciute dell'11,5%), e quelle di mobili pari a 282,103 milioni di euro (+7,6%) con un'incidenza del 6 percento. L'esportazione di apparecchi elettrici di precisione con 277,442 milioni di euro (-6,5%) e una incidenza del 5,9% è la quinta voce, seguita da quella di prodotti chimici pari a 245,760 milioni di euro (+16,1%) e un'incidenza del 5,3 percento. Gli articoli in gomma, plastica e altri prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi pari a 236,965 milioni di euro (+8%) costituiscono il 5,12% del totale export italiano. I prodotti alimentari, bevande e tabacco con 215,308 milioni di euro hanno un'incidenza del 4,6% (+9,8% rispetto allo stesso periodo del 2011), nella fattispecie l'esportazione di soli prodotti alimentari è stata pari a 160,761 milioni di euro con una incidenza del 3,47% e un aumento rispetto al primo semestre 2011 del 19%, quella di bevande è stata pari a 54,547 milioni di euro con una incidenza del 1,17% e una diminuzione rispetto allo stesso periodo del 2011 del 10%. Vengono poi con il 2% del totale le altre attività manifatturiere (escluso i mobili) con 96,749 milioni di euro (+3,1%) e con una incidenza dell'1,8% i prodotti farmaceutici con 85,642 milioni di euro (+5,5%) mentre gli apparecchi elettronici e i computer con 76.240 milioni di euro (+27,2%) costituiscono l'1,6%. I prodotti agricoli, della pesca e della silvicoltura con 59,458 milioni di euro e un aumento del 7,5% rispetto allo stesso periodo del 2011 hanno un'incidenza sul totale pari all'1,28%, seguono carta, stampa editoria con 48,935 milioni di euro (1,05%, e +21,7% rispetto al primo semestre 2011).   Prospettive Un governo marcatamente in linea con quanto fatto negli anni passati non sembra in grado di affrontare con risolutezza i problemi che principalmente affliggono l'economia russa: la corruzione, la scarsa difesa dei diritti di proprietà, la cattiva qualità del sistema giudiziario, le difficoltà della concorrenza, però adotterà un corso sostanzialmente prevedibile, proseguendo la lotta all'inflazione, la stabilità del bilancio grazie alla rendita petrolifera e una cauta via di riforme che non intacchino però le rendite di posizione delle grandi aziende russe, pubbliche o formalmente private. Si prospettano due principali scenari, che dipendono dall'evoluzione della crisi economica mondiale.   1 Se il resto del mondo (l'Europa e l'Asia, inclusa la Cina, in particolare) dovessero conoscere una recessione molto forte, per l'aggravarsi contemporaneo di più elementi di difficoltà (crisi dei debiti sovrani in Europa, recessione cinese, aggravamento dei problemi del bilancio americani), la Russia risentirebbe fortemente della situazione ed emergerebbero i punti deboli di un'economia che dipende molto dal prezzo delle materie prime e dove la popolazione ha visto, negli ultimi anni, un'improvvisa disponibilità di credito al consumo. 2 Se invece, la recessione mondiale sarà più rapida e indolore, la Russia se la caverà probabilmente meglio di altri paesi, potendo approfittare di una situazione internazionale che mantiene comunque relativamente alti i prezzi del petrolio e del gas, su una crescente domanda interna, una forza lavoro educata e innovativa, e anche su un risveglio della produzione nazionale in determinati settori (auto e meccanica, ad esempio). Le ipotesi più accreditate sono che il paese continui a crescere stabilmente, ma su livelli lontani da quelli degli anni precedenti al 2008.      

In contrasto con la recessione che affligge molte economie dell’Eurozona, la Russia registrerà alla fine di quest’anno una crescita stabile, anche se non sostenuta. Secondo il Fondo Monetario Internazionale l’aumento del PIL dovrebbe attestarsi a +3,7% e, nel 2013, raggiungere il 3,8%.

 

Il prezzo del petrolio si prevede al di sopra dei cento dollari a barile per questo e per i prossimi anni, ma in calo. In questo quadro, la crisi europea e mondiale dovrebbe trasmettersi attenuata alla Russia. Probabilmente a fine anno l’inflazione sarà sensibilmente più elevata dell’anno passato (sopra il 5%), ma molto inferiore ai livelli degli anni precedenti. Fra inflazione stabile, aumenti salariali, e un credito più accessibile, è cresciuto il potere d’acquisto delle famiglie, che ne hanno approfittato per espandere i consumi. La Banca Centrale Russa potrebbe cercare di invertire la tendenza alla fuoriuscita di ingenti capitali stimolata dalla crisi internazionale, con un rialzo dei tassi d’interesse (adesso fermi all’8%). I tassi d’interesse stanno comunque aumentando di fatto per famiglie e imprese. La riduzione della liquidità bancaria, il rialzo dei tassi interbancari, e un ridotto accesso al mercato internazionale dei capitali, hanno costretto le banche private russe a richiedere interessi più alti già dalla fine del 2011.

 

Dopo le elezioni presidenziali, il presidente Putin ha nominato primo ministro il suo predecessore Dmitri Medvedev. Medvedev ha costruito un governo nel segno di una evidente continuità. Il primo ministro ha annunciato ad agosto che la Russia non abbandonerà tanto presto il sistema di controllo del cambio basato sul corridoio valutario (compreso fra i 31,65 e i 38,65 rubli per il paniere valutario). Questo per evitare che, come nella primavera 2012, il rublo si rivaluti eccessivamente e eroda i vantaggi degli esportatori (oppure, si svaluti eccessivamente creando problemi all’indebitamento delle grandi aziende). Come l’anno scorso, anche quest’anno si prevede che il bilancio federale russo chiuda con un significativo surplus. Fra gennaio e giugno, l’attivo ha raggiunto i 29 miliardi di euro. Il salario reale è cresciuto nei primi sei mesi del 2012 dell’11,3% rispetto all’analogo periodo del 2011. Crescono anche le pensioni (che beneficiano in maniera evidente della frenata dell’inflazione) e i redditi nel loro complesso. L’indebitamente delle famiglie è cresciuto due volte più velocemente nel semestre che nell’analogo periodo del 2011 e le spese per l’acquisto di immobili sono cresciute del 18% nel primo semestre 2012 rispetto al primo semestre 2011.

 

 

I mercati che sono cresciuti di più nel primo semestre 2012 sono quello delle verdure fresche (+43,7%), degli apparecchi fotografici (+20,0%), dei computer (+16,6%), delle automobili (+16,9%), della frutta fresca (+11,0 %). Si potrebbe osservare che il consumatore russo si orienta, secondo le possibilità economiche, verso un modello di tipo nordeuropeo, concentrato su tecnologia e salutismo. In questo contesto prosegue il costante incremento delle importazioni (+3,6% nel primo semestre 2012) a quota 145,457 miliardi di dollari. L’export, pari a 261,378 miliardi di dollari, è cresciuto del 7,3%. La bilancia commerciale rimane comunque positiva per 115,9 miliardi di dollari.

 

Nel periodo gennaio-luglio 2012 è proseguita la crescita nella produzione di mezzi di trasporto (+21,4%), di minerali non metallici (+8,4%), di carta e cellulosa (+5,6%), di resine e plastiche (+5,3%), di impianti elettrici (+5,2%). In positivo è anche la produzione di macchine e impianti (+3,0%), la lavorazione del legno (2,9%). Un aumento l’hanno registrato la produzione di coke, petrolio e derivati (+2,1%) e quella dei prodotti chimici (1,8%). E’ scesa invece la produzione di tessili e abbigliamento (-4,8%) e quella di cuoio, pellami e calzature (-12,7%). Il tentativo di stimolare gli investimenti passa per le privatizzazioni.

 

Si tratta del 100% delle azioni della SG-rans SpA, del 25,5% della Aviakompanja Sibir SpA, del 20% della Apatit Spa, del 100% della Arkhangel’skij tralovyj flot SpA, del 25,5% della urmanskij morskoj torgovyj port SpA, del 100% della Permskij svinokompleks SpA, del 55% del Vaninskij morskoj torgovyj port SpA, del 25,1% della GK- 5 SpA e del 25,5% della senergostroj SpA. La politica di modernizzazione e stimolo agli investimenti privati si è concretizzata anche in un piano di promozione della digitalizzazione e semplificazione nei servizi locali e nazionali.

 

La principale realizzazione è stata il portale Gosuslugi che permette di accedere on line a una vasta gamma di servizi ai cittadini e alle imprese. Con 61 milioni di utenti, la Russia è già il primo paese in Europa e, secondo il rapporto WebIndex pubblicato a settembre 2012, l’importanza del web russo ha guadagnato 11 posizioni nel ranking mondiale (adesso è al 31simo posto su 85 paesi, mentre l’Italia è al 23simo). Il governo si propone di raggiungere il 90-95% della popolazione con la banda larga entro il 2020.

 

 

Gli investimenti esteri

Il rapporto annuale Doing Business 2012, che misura gli adempimenti burocratici necessari ad aprire un’attività, conferma un giudizio piuttosto negativo sulla Russia (120 posto). Nella classifica regionale, le tre città migliori per aprire un’azienda sono Ulyanovsk, Saransk, e Vladikavkaz. Pietroburgo è al 22 posto, trascinata in basso dalla difficoltà di registrare le proprietà, mentre Mosca è ultima, per via delle difficoltà a costruire e degli adempimenti legati all’elettricità. Ciononostante il 3,5% degli investimenti mondiali si sono concentrati in Russia che oggi figura all’ottavo posto fra i paesi più attraenti per gli investimenti diretti esteri. La posizione della Russia nell’indice di competitività del World Economic Forum, peggiora e il paese scivola dal 63 al 66 posto su 142 paesi. Secondo il WEF, i punti critici rimangono le istituzioni, con il problema della corruzione, della protezione della proprietà e della salute. Inoltre, molto negativamente sono giudicate l’efficienza del mercato delle merci e dei capitali (rispettivamente 127 e 128 posto su 142). Anche le banche sono ritenute poco efficienti (129 posto su 142). Il paese rimane invece estremamente attraente per la dimensione del mercato: ha infatti l’ottavo posto, superando l’Italia (9).

 

Interscambio commerciale

Secondo il Servizio federale delle Dogane russo nei primi 6 mesi 2012, il volume del commercio estero è stato pari a 406,8 miliardi di dollari, cioè il 5,9% in più che nei primi 6 mesi del 2011:

le esportazioni sono state pari a 261,337 miliardi di dollari (+7,3%)

le importazioni sono state pari a 145,4 miliardi di dollari (+3,6%).

 

Il saldo positivo della bilancia commerciale è di 115,920 miliardi di dollari (nei primi 6 mesi 2011 il saldo era stato pari a 103,3 miliardi di dollari). Per quanto riguarda i rapporti commerciali con tutti i paesi esclusi quelli della Csi, nel primo semestre 2012 l’interscambio è stato pari a 349,7 miliardi di dollari (+7,6%). Con i soli paesi della Unione europea l’interscambio è stato pari a 200,434 miliardi di dollari, il 6,8% in più che nel primo semestre 2011, e ha costituito il 49,3% dell’intero interscambio della Russia. Sempre nei primi 6 mesi 2012, l’esportazione della Russia nell’Unione Europea è stata pari a 139,934 miliardi di dollari (+8,2%) e l’importazione è stata pari a 60,500 miliardi di dollari (+3,9%). In particolare l’interscambio con l’Italia nei primi sei mesi 2012 è stato pari a 21.341,9 milioni di dollari, cioè il 5,2% dell’interscambio totale russo e il +3,4% rispetto ai valori del primo semestre 2011. La maggiore incidenza sulle esportazioni italiane in Russia nel primo semestre 2012 continuano ad averla i prodotti dell’industria manifatturiera con il 98,1%, pari a 4.537,739 milioni di euro. Le esportazioni di macchine e macchinari con 1.311,038 milioni di euro (+8,9% rispetto al primo semestre 2011) hanno una incidenza sul totale dell’export italiano pari al 28,3% e sono la prima voce. I prodotti tessili, abbigliamento, cuoio e accessori con 1.013,926 milioni di euro (+14,4%) rappresentano la seconda voce con il 21,9% percento. Nello specifico i prodotti dell’industria tessile e dell’abbigliamento con 655,070 milioni di euro costituiscono il 14,1% (+13,6%), gli articoli in pelle (escluso l’abbigliamento), con 358,855 milioni di euro, costituiscono il 7,7% del totale export italiano (+15,9%). Vengono poi le esportazioni di metalli e prodotti in metallo, con 303,824 milioni di euro e un’incidenza del 6,5% (+2,3%), quelle di mezzi di trasporto con 300,297 milioni di euro e un’incidenza del 6,9% (rispetto al primo semestre 2011 sono cresciute dell’11,5%), e quelle di mobili pari a 282,103 milioni di euro (+7,6%) con un’incidenza del 6 percento. L’esportazione di apparecchi elettrici di precisione con 277,442 milioni di euro (-6,5%) e una incidenza del 5,9% è la quinta voce, seguita da quella di prodotti chimici pari a 245,760 milioni di euro (+16,1%) e un’incidenza del 5,3 percento. Gli articoli in gomma, plastica e altri prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi pari a 236,965 milioni di euro (+8%) costituiscono il 5,12% del totale export italiano. I prodotti alimentari, bevande e tabacco con 215,308 milioni di euro hanno un’incidenza del 4,6% (+9,8% rispetto allo stesso periodo del 2011), nella fattispecie l’esportazione di soli prodotti alimentari è stata pari a 160,761 milioni di euro con una incidenza del 3,47% e un aumento rispetto al primo semestre 2011 del 19%, quella di bevande è stata pari a 54,547 milioni di euro con una incidenza del 1,17% e una diminuzione rispetto allo stesso periodo del 2011 del 10%. Vengono poi con il 2% del totale le altre attività manifatturiere (escluso i mobili) con 96,749 milioni di euro (+3,1%) e con una incidenza dell’1,8% i prodotti farmaceutici con 85,642 milioni di euro (+5,5%) mentre gli apparecchi elettronici e i computer con 76.240 milioni di euro (+27,2%) costituiscono l’1,6%. I prodotti agricoli, della pesca e della silvicoltura con 59,458 milioni di euro e un aumento del 7,5% rispetto allo stesso periodo del 2011 hanno un’incidenza sul totale pari all’1,28%, seguono carta, stampa editoria con 48,935 milioni di euro (1,05%, e +21,7% rispetto al primo semestre 2011).

 

Prospettive

Un governo marcatamente in linea con quanto fatto negli anni passati non sembra in grado di affrontare con risolutezza i problemi che principalmente affliggono l’economia russa: la corruzione, la scarsa difesa dei diritti di proprietà, la cattiva qualità del sistema giudiziario, le difficoltà della concorrenza, però adotterà un corso sostanzialmente prevedibile, proseguendo la lotta all’inflazione, la stabilità del bilancio grazie alla rendita petrolifera e una cauta via di riforme che non intacchino però le rendite di posizione delle grandi aziende russe, pubbliche o formalmente private. Si prospettano due principali scenari, che dipendono dall’evoluzione della crisi economica mondiale.

 

1 Se il resto del mondo (l’Europa e l’Asia, inclusa la Cina, in particolare) dovessero conoscere una recessione molto forte, per l’aggravarsi contemporaneo di più elementi di difficoltà (crisi dei debiti sovrani in Europa, recessione cinese, aggravamento dei problemi del bilancio americani), la Russia risentirebbe fortemente della situazione ed emergerebbero i punti deboli di un’economia che dipende molto dal prezzo delle materie prime e dove la popolazione ha visto, negli ultimi anni, un’improvvisa disponibilità di credito al consumo.

2 Se invece, la recessione mondiale sarà più rapida e indolore, la Russia se la caverà probabilmente meglio di altri paesi, potendo approfittare di una situazione internazionale che mantiene comunque relativamente alti i prezzi del petrolio e del gas, su una crescente domanda interna, una forza lavoro educata e innovativa, e anche su un risveglio della produzione nazionale in determinati settori (auto e meccanica, ad esempio).

Le ipotesi più accreditate sono che il paese continui a crescere stabilmente, ma su livelli lontani da quelli degli anni precedenti al 2008.